Avv. Francesco Carbone – Non sono bastati 20 anni di indagini per dare una risposta definitiva e poiché non è stato dimostrato inequivocabilmente il nesso causale tra l’uso dei telefoni cellulari e l’insorgenza di tumori, l’Organizzazione Mondiale di Sanità tramite la sua Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) di Lione, ha classificato i campi elettromagnetici solo come «possibilmente cancerogeni per l’uomo».
Eppure il Tribunale del Lavoro di Firenze ha condannato l’Inail a corrispondere una rendita da malattia professionale a un addetto alle vendite al quale era stato diagnosticato un tumore benigno all’orecchio a causa dell’eccesiva esposizione ai campi elettromagnetici (2-3 ore al giorno al telefono per oltre 10 anni)
Il problema non sono solo i campi elettromagnetici a radiofrequenza emessi dai telefoni cellulari, ma anche da antenne radiotelevisive e antenne fisse per telefonia cellulare, nonché da apparecchiature di notevole potenza usate in ambito industriale«
La IARC ha concluso che questi studi non supportano l’ipotesi di cancerogenicità dei campi elettromagnetici, con l’eccezione di alcuni studi epidemiologici che hanno rilevato in gruppi di utilizzatori di telefoni cellulari un aumento di rischio di contrarre il glioma (un particolare tipo di tumore del cervello) e il neurinoma del nervo acustico (un tumore benigno). Questo aumento di rischio non è stato però osservato in altri studi epidemiologici e non risulta supportato dagli studi sperimentali su animali e su cellule: per questo motivo la IARC ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza soltanto come “possibilmente cancerogeni per gli esseri umani” (Gruppo 2B) e non come “probabilmente cancerogeni” (Gruppo 2A) né come “cancerogeni certi” (Gruppo 1, in cui sono compresi ad esempio i lettini abbronzanti che emettono UV e il radon presente nelle abitazioni)».
In questo stato di incertezza chi voglia cautelarsi nei confronti di questo possibile (per quanto non ancora accertato) rischio per la salute può prendere la semplice precauzione di allontanare l’antenna del telefono dalla testa utilizzando l’auricolare o il vivavoce . In questo modo l’esposizione ai campi elettromagnetici è comparabile con i livelli di quelli di chi non sta utilizzando il cellulare.
Poiché il problema è il contatto diretto dell’antenna del telefono con il testa, ne consegue che, anche se il cellulare si trova vicino al letto, ma non viene utilizzato, l’esposizione è marginale, così come è irrilevante lo scambio dati del router wifi, che comunque è sempre meglio non lasciare in camera da letto, a fini precauzionali.
MORALE: una telefonata ti allunga la vita ma solo se utilizzi l’auricolare col filo !