L’Esame di Stato nell’era Azzolina
Ormai è chiaro che la Ministra naviga con i paraocchi verso un esame – se di “esame” si può parlare – in presenza a partire dal 17 giugno.
L’Azzolina rassicura dichiarando:
“L’Esame di Stato ritengo che sia un momento fondamentale nella vita di un ragazzo, che ti porta alla vita adulta: Università o lavoro. La scuola protegge gli studenti. Per gli esami di Stato state tranquilli perché sarà un momento bello della vostra vita, tra 20 anni lo ricorderete. Perché avremmo dovuto togliere questo valore agli studenti?
La sicurezza durante l’esame sarà assolutamente garantita. Attraverso il Comitato tecnico scientifico stiamo elaborando un modo per portare gli studenti a fare l’esame in presenza. E poi esiste ancora il valore legale del titolo di studio, ecco perché la maggior parte degli stati europei ha mantenuto gli esami”.
Ora è appena il caso di chiarire che l’Esame di Stato non costituirebbe un “pericolo” se lo si svolgesse online, come richiesto dalla maggioranza del mondo scuola. Verrebbe posto sullo stesso piano delle sedute di Laurea che gli Atenei statali, non quelli telematici, stanno facendo da più di un mese laureando decine di medici, architetti, informatici che non credo si sentano depauperati di qualcosa!
Ma noi… no! Dobbiamo farlo in presenza mettendo a rischio docenti, personale A.T.A., studenti e famiglie per accontentare il Ministro che vuole un “colloquio sul percorso svolto durante tutto il periodo di studi” del candidato.
Che senso ha? A che serve? Forse solo a poter dire, fra 20 anni, che Lei è riuscita a “salvare la Maturità” a centinaia di studenti durante una PANDEMIA…
Continua il Ministro:
“L’esame è la conclusione di un percorso, i loro professori li conoscono già da 5 anni. I crediti prima della pandemia erano 40, poi gli altri 60 erano legati alle altre prove. Voglio che si valorizzi di più il percorso, il 40-60 lo inverto. 60 i crediti da cui potranno partire, per l’impegno messo negli anni, e 40 per la prova orale.”
Qui è doveroso ricordare, alla Ministra ovviamente, non ai docenti, le dinamiche di una scuola secondaria martoriata da una cronica piaga del precariato(oltre 200.000) a causa della quale gli studenti, nella migliore delle ipotesi, nello stesso anno scolastico cambia 2-3 volte docente per l’avvicendarsi di supplenti brevi e di incaricati in ritardo… La storia dei docenti che conoscono gli alunni da cinque anni, quindi, è una pura leggenda ed è un’utopia pensare che un’intera Commissione possa essere composta da insegnanti, sempre gli stessi, che abbiano seguito gli alunni per un intero quinquennio!
Perché la Ministra, o chi per lei, non guarda i dati dei commissari nominati negli anni precedenti? I membri interni sono per la maggior parte degli incaricati, docenti senza grande continuità, che spesso vengono sacrificati per questa procedura ormai obsoleta. Il sistema scuola, inoltre, attualmente ha stabilito di non bocciare se non in casi “gravi”: quindi, che senso ha dire che “va valutato l’intero percorso”?
Gentile Ministra, nella sua “arroganza” istituzionale gli Esami di Stato li ha già fatti a marzo! Sì, a marzo, quando ha dichiarato che tutti i ragazzi saranno ammessi all’anno successivo e alla Maturità! A che cosa serve, dunque, fare questo colloquio in presenza? Dimentica, cara Ministra, che il corpo docenti italiano è tra i più anziani di Europa?
Mi scusi, dimenticavo… è inutile cercare di farla riflettere se non si partecipa ad una diretta Facebook…
Resta sconvolgente, come sempre, l’assenza dei sindacati di stato che come al solito latitano, lasciando mandare al repentaglio centinaia di docenti che dovrebbero, invece, proteggere e rappresentare. VERGONA!
Segretario Nazionale FederIstruzione
A. Scarpellino