Concorso Dirigente Scolastico, emerge uno spaccato inquietante.

A sfogliare i numerosi libri pubblicati per il concorso a DS e su cui si stanno preparando i futuri dirigenti scolastici e a sentire qualche loro preparatore, emerge uno spaccato molto inquietante di come viene percepita, vissuta e raccontata questa funzione ed è quello che ormai si vive nelle scuole di ogni ordine e grado.
Comincio a credere che, fatte le debite eccezioni, la mappa di potere della dirigenza scolastica voluta da Luigi Berlinguer e consolidatasi poi con tutti i ministri pro tempore espressi sia del centro destra sia del centro sinistra abbia poi avuto nella legge 107 del 2015 la sua definitiva consacrazione, e se non fosse stata contestata dai docenti, il processo sarebbe andato ancora molto più avanti come auspicavano Berlinguer e le associazioni del DS, che ad esempio rivendicavano e rivendicano tuttavia il diritto di scegliersi i docenti.
Ricordate come la legge fu salutata con entusiasmo dall’ ANP e dai DS come l’attuale sottosegretario al Miur Salvatore Giuliano?
Ecco spiegata la rabbia corporativa dei dirigenti scolastici associati nell”Anp ( cfr comunicato stampa contro DDL prima firmataria Granato) e alla loro caduta di stile nei confronti della Senatrice Bianca Laura Granato ( M5S), allorché si tenta di porre qualche debole argine alla gestione verticistica, monocratica e neoautoritaria delle scuole.
Ad esempio, la 107 nel 2015 ha affidato ai DS molti poteri: ( decidono loro chi va su curriculare e chi su potenziamento) la gestione autonoma dell’ organico dell’autonomia e anche se con qualche limite contrattuale ( contratto 2018), il potere di distribuire salari premiali, mentre la mappa dirigenziale deborda altresì anche in sede di tavolo negoziale di Istituto con la gestione del Fis. Le RSU che non si piegano sono messe all’angolo e si fa valere su di loro il potere gerarchico.
Per non parlare del diffondersi di “ambienti” in cui si ha paura di denunciare, persino di parlare e si teme la delazione che comincia ad essere pratica diffusa, scuole in cui i collaboratori vicari spesso spadroneggiano per i DS assenti e che delegano tutto e non sono da meno le figure di Staff e le funzioni strumentali e tutti coloro a cui il DS ha messo qualche mostrina sul braccio e qualche stelletta al bavero.
Oggi si deve prendere atto che nella scuola il clima necessario alla serenità di un lavoro di per sé oltremodo stressante , la fiducia reciproca, la condivisione, il confronto critico e dialettico, necessario per un lavoro intellettuale, la vera comunità educante, che non deve rimanere una bella locuzione scritta nel recente contratto di lavoro , sono tutte cose purtoppo seriamente compromesse dai tanti poteri dati, in queso ultimo ventennio, ai DS o peggio quelli che essi pensono di avere in una scuola autonoma che loro traducono nella locuzione, ” la mia scuola”, dove pensano appunto in autonomia di poter fare tutto quello che vogliono, vedendo ormai con fastidio il docente contrastivo, il pensiero divergente che cozza con la didattica di Stato che i DS sono chiamati ad attuare, il Collegio dei docenti , il Consiglio di Istituto, le RSU anche se ormai questi tre organismi, i primi due risalenti agli anni Settanta, sono stati largamente addomesticati dai DS.
Bisogna invertire questa linea di tendenza, la scuola centrata sul management di tipo aziendalista con l’incidenza del DS nella gestione della didattica e soprattutto nella valutazione finale degli alunni clienti è la ragione vera della crisi della scuola italiana.
Un governo del cambiamento qualche problema se lo deve pur porre e trovare qualche rimedio, in quest’ottica leggo il DDL Granato , pur non entrando nel merito, malgrado l’ ANP assuma comportamenti da vera e propria lobby.

Libero Tassella.

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