Sostengo da molti anni che il precariato scolastico, diverso da tutti gli altri precariati lavorativi, si risolve rivedendo le modalità di determinazione degli organici, abolendo la dicotomia annuale tra organico previsionale, il cosiddetto organico di diritto, e l’organico reale, l’organico detto di fatto, e introducendo gli organici aggiuntivi provinciali, in rapporto non solo al parametro classico alunni-classi, ma in rapporto ai diversificati bisogni educativi dei territori.
Un secondo aspetto,oltre gli organici, su cui insisto da tempo, è una politica di svecchiamento, siamo gli insegnanti con l’età media più alta in Europa con una forbice che si apre sempre più tra l’età degli studenti e quella degli insegnanti che non è solo una distanza cronologica, ma anche generazionale quindi antropologica.
Bisogna quindi andare oltre le attuali regole pensionistiche, riconoscendo finalmente questa professione come un lavoro a rischio. Dopo questi due aspetti, queste premesse, io credo che un problema sostanziale sia proprio il vecchio sistema delle graduatorie tanto caro in questi anni a tutti i governi e a tutti i sindacati, ma è anche un problema un vecchio pregiudizio tanto diffuso tra precari e sindacalisti, che l’insegnare in sé sia una condizione necessaria e sufficiente per accedere e svolgere la professione.
Ci dobbiamo liberare da questi due errori che invece di risolvere il precariato scolastico lo hanno negli anni sempre più alimentato. Sostengo da anni che nella scuola si debba accedere con un concorso ordinario per titoli ed esami, abilitante altamente selettivo, di livello nazionale da bandire ogni quattro anni. Ma nella contingenza, il buon senso mi dice che indire nuovi concorsi come fa Bussetti per infanzia, primaria e secondaria o pensare altre forme di reclutamento riservato, allorché ci sono ben 4 graduatorie da esaurire è da folli, anzi da stupidi, insomma un’insostenibile pesantezza degli stupidi.
Libero Tassella