Riportiamo la comunicazione pubblicata sulla pagina facebbok del ministro Azzolina in merito alla chiusura della scuola:
Lo sapete, la situazione è in divenire. Se e per quanto le scuole resteranno chiuse lo decideremo con l’Istituto Superiore di Sanità e il Comitato Tecnico Scientifico. Ne ho parlato con la Repubblica.
Qui trovate l’intervista integrale
Ci sono scuole che dovevano riaprire oggi — ad esempio in Piemonte — ma non lo faranno almeno fino a lunedì. Che certezze possono avere studenti e professori in questo momento?
«Stiamo seguendo le indicazioni dell’Istituto superiore di sanità. Le decisioni che riguardano aperture e chiusure non sono prese in solitudine, ma sulla base dello scenario epidemiologico e della situazione reale. Nei confronti dei nostri studenti il principio di precauzione è massimo».
Alcune regioni sono andate in ordine sparso: Sicilia, Marche. Ha senso che su una materia come l’apertura delle scuole a decidere non possa essere il Ministro?
«L’autonomia regionale è sancita dalla Costituzione, e la rispetto, ma è chiaro che serve un coordinamento centrale, una regia. Ho sentito più volte i governatori in questi giorni».
La difficoltà a far andare avanti l’anno scolastico nonostante l’emergenza coronavirus dimostra l’arretratezza della scuola italiana?
«Stiamo vivendo un momento di difficoltà, ma lo stiamo trasformando in un’opportunità con una spinta che viene dal basso, dalle scuole stesse, perché molte la didattica a distanza la facevano già».
I racconti di questi giorni, i professori che fanno irruzione nelle partite di Fortnite per insegnare Carlo Magno, le lezioni su Facebook, fanno parte di uno spontaneismo entusiasmante che non risolve il problema: manca la continuità, la possibilità di interagire. Cosa state facendo su questo fronte?
«La sfida è quella di mettere a sistema tutte le buone pratiche e dare una mano alle scuole in difficoltà. Lo stiamo facendo con gemellaggi di istituti molto avanzati con altri più deboli. O fornendo hardware laddove manca. Questa situazione deve essere un’opportunità per fare avanzare l’innovazione didattica, sulla quale avevo già fatto partire un gruppo di lavoro al ministero».
Basterà a salvare l’anno scolastico di chi vive nella zona rossa?
«Lunedì mi sono collegata con una scuola di Melzo, l’altro giorno con una di Vo’. Ho conosciuto realtà splendide, ho visto che sta venendo mori l’orgoglio di docenti e famiglie. La chiusura della scuola è anche una questione emotiva. Ha a che fare con la socialità, con la normalità della vita quotidiana. Bisogna far sì che gli insegnanti non lascino soli i loro studenti, soprattutto i più piccoli».
Molti docenti non sanno ancora far funzionare la Lim, la lavagna interattiva, figurarsi insegnare a distanza. C’è un problema di formazione?
«Abbiamo aperto una pagina sul sito del Miur che va immaginata come un inizio. La prima cosa che vi si trova sono le lezioni di formazione per i docenti, i cosiddetti webinar, seminali in rete».
E per gli studenti?
«Ci sono le piattaforme che permettono di avere classi virtuali a tutti gli effetti. Compiti compresi. Una mamma di una scuola di Salussola mi ha raccontato che oggi hanno fatto i monomi così. Il terzo step riguarda i materiali multimediali: la Rai e la Treccani ci hanno fornito parte dei loro archivi, la Rai lo ha addirittura diviso per discipline».
Ma quanto si può andare avanti così?
«Dipende da quanto saremo in grado di implementare quella pagina e di coinvolgere il più possibile tutti. Su questo sono ottimista, riceviamo tantissimi messaggi di persone che sono più in difficoltà e che stiamo aiutando, ma anche quelli di altri che stanno facendo benissimo e si offrono di aiutare. Certo, prima si torna a scuola fisicamente e più contenta sarà la Ministra dell’Istruzione».
Inviterà i professori ad esercitare un po’ di tolleranza nei confronti di chi è stato costretto a perdere tanti giorni?
«Non mi parli di sei politico eh! Dobbiamo essere il più possibile presenti nei confronti delle scuole, intervenire sulle difficoltà, ma pretendere da loro senso di responsabilità».
Due ore al giorno al computer non possono sostituire cinque o sei ore in classe.
«Adesso si stanno facendo meno ore, ma quando questo esperimento andrà a regime auspico si faccia l’orario per intero».
E gli esami di Stato? Rischiano di saltare?
«Vedremo quanto durerà la sospensione delle attività. Se necessario, ci sarà un piano di emergenza».
L’opposizione potrebbe non votare il decreto sul coronavirus e accusa il governo di non essere all’altezza.
«Credo che Conte stia facendo benissimo. Chi vuole cambiare premier con la scusa del coronavirus è un irresponsabile. In questo momento serve fare squadra, anche con le opposizioni».
Il Movimento 5 stelle in un vasto collegio di Roma è sotto il 5 per cento.
«È chiaro che viviamo una fase difficile e che essere al governo non aiuta una forza ancora adolescente come la nostra. Gli Stati generali sono necessari per chiarirci e ripartire, ma io ora sono concentrata su altro. Certo, se mi chiede la strada da prendere, posso dirle che la mia non sarà mai più quella di Salvini».