DaD, la lettera aperta di due maestre di scuola primaria di Napoli al ministro Azzolina.

“Cara Ministra, Come maestra e cittadina ho ascoltato con attenzione il suo discorso di due giorni fa, però

mancavano tantissime cose.

Mancava Gennaro, del pallonetto di Santa Lucia con il padre in carcere e la madre che preferisce fare i selfie sul

telefonino, piuttosto che seguirlo; Gennaro che è stato reso un elemento indispensabile in classe, attraverso gli

incarichi, il gioco, le risate, le iniezioni di fiducia che tutte le docenti si sono impegnate ad attivare nel quotidiano.

Dove sta Gennaro, cara ministra? Non riesco a raggiungerlo con nessuno dei canali informatici fondanti della

Didattica a distanza (e solo il nome mi fa rabbrividire in quanto la didattica o è in presenza o è altro…)

Mancava Fabrizia, che ha forma di autismo gravissima e che con i video inviati per la didattica a distanza non fa altro

che piangere, e alla sua mamma che non riesce a calmarla, né a spiegarle il perché della sua forzata reclusione che

per lei è incomprensibile…

Mancava Giovanni, con cui, vincendo le resistenze della famiglia per l’ accettazione delle sue difficoltà di

apprendimento, avevamo avviato inclusione, infuso autostima e voglia di imparare e migliorare…

Mancavano anche le mie colleghe, tutte quante, le giovani con dimestichezza dei mezzi informatici, le più anziane

che stanno facendo sforzi enormi per tenersi al passo e non lasciare indietro nessuno tra mille difficoltà.

Quelle che si disperano perché capiscono le enormi difficoltà, anche future della scuola, con cui ogni giorno ci si

incoraggia, tentando di escogitare metodi per raggiungere tutti i Gennaro, tutte le Fabrizia, tutti i Giovanni, sempre

sulla buona volontà. Perché la scuola, come l’ avete resa oggi, si basa solo sulla volontà dei singoli che ne fanno parte.

Mancavano le difficoltà quotidiane di una scuola che avete distrutto, dove anche avere il sapone e lo Scottex è

considerato, per gli addetti ai lavori, un vero e proprio lusso…una scuola che si regge sulla buona volontà dei docenti,

sul loro impegno e senso di responsabilità, dove mancano le lavagne in ardesia e figuriamoci le LIM!

Mi ha colpito anche l’indagine sul grande numero di alunni che è stato raggiunto dalla didattica a distanza:

in quel numero però Gennaro, Fabrizia con la sua mamma, Giovanni…mancavano!

Parliamo poi degli strumenti necessari per interagire con i docenti. Quante famiglie hanno un pc o un tablet?

Hanno il cellulare, è vero, ma quanto può essere fruibile questo strumento da un bambino della scuola primaria

senza l’aiuto di un adulto?

Tutti ormai hanno la bocca piena di parole come download, upload, allegato, bacheca e dati condivisi, ma questo

necessariamente richiede l’assistenza di un adulto.

E dimentichiamo che molti adulti da casa stanno lavorando e devono barcamenarsi tra l’audiolettura di un figlio alla

primaria, la videolezione di inglese del figlio alle medie su Zoom e quella di latino del maggiore su Skype.

Quanti pc, tablet, cellulari occorrono?

Ancora una volta ad essere penalizzate saranno le famiglie più svantaggiate dal punto di vista socioeconomico.

Si parlava poi di valutazione. Come si potrebbe mai dare un voto in una simile situazione?

Valutiamo il numero di ore di connessione? O la velocità con cui si scaricano e si caricano i compiti? Sul documento

di valutazione di Gennaro, Fabrizia, Giovanni scriveremo allora che l’alunno si è mostrato poco partecipe

collegandosi raramente alla classe virtuale ed interagendo in modo saltuario con i docenti e con i pari.

Questa emergenza sta semplicemente dimostrando che la tanto vituperata classe docente ha contato, conta e conterà

sempre e soltanto sulla propria voglia di “fare la scuola” attraverso il rapporto umano che nessun software potrà mai

sostituire.

L’unica cosa sulla quale possiamo essere d’accordo è che quest’anno ormai è andato e segnerà per sempre la scuola

oltre che le vite di tutti, ma deve servirci per fare una profonda e accurata revisione del sistema educativo, che di

inclusivo ha poco o nulla”.

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