
“Cara Ministra, Come maestra e cittadina ho ascoltato con attenzione il suo discorso di due giorni fa, però
mancavano tantissime cose.
Mancava Gennaro, del pallonetto di Santa Lucia con il padre in carcere e la madre che preferisce fare i selfie sul
telefonino, piuttosto che seguirlo; Gennaro che è stato reso un elemento indispensabile in classe, attraverso gli
incarichi, il gioco, le risate, le iniezioni di fiducia che tutte le docenti si sono impegnate ad attivare nel quotidiano.
Dove sta Gennaro, cara ministra? Non riesco a raggiungerlo con nessuno dei canali informatici fondanti della
Didattica a distanza (e solo il nome mi fa rabbrividire in quanto la didattica o è in presenza o è altro…)
Mancava Fabrizia, che ha forma di autismo gravissima e che con i video inviati per la didattica a distanza non fa altro
che piangere, e alla sua mamma che non riesce a calmarla, né a spiegarle il perché della sua forzata reclusione che
per lei è incomprensibile…
Mancava Giovanni, con cui, vincendo le resistenze della famiglia per l’ accettazione delle sue difficoltà di
apprendimento, avevamo avviato inclusione, infuso autostima e voglia di imparare e migliorare…
Mancavano anche le mie colleghe, tutte quante, le giovani con dimestichezza dei mezzi informatici, le più anziane
che stanno facendo sforzi enormi per tenersi al passo e non lasciare indietro nessuno tra mille difficoltà.
Quelle che si disperano perché capiscono le enormi difficoltà, anche future della scuola, con cui ogni giorno ci si
incoraggia, tentando di escogitare metodi per raggiungere tutti i Gennaro, tutte le Fabrizia, tutti i Giovanni, sempre
sulla buona volontà. Perché la scuola, come l’ avete resa oggi, si basa solo sulla volontà dei singoli che ne fanno parte.
Mancavano le difficoltà quotidiane di una scuola che avete distrutto, dove anche avere il sapone e lo Scottex è
considerato, per gli addetti ai lavori, un vero e proprio lusso…una scuola che si regge sulla buona volontà dei docenti,
sul loro impegno e senso di responsabilità, dove mancano le lavagne in ardesia e figuriamoci le LIM!
Mi ha colpito anche l’indagine sul grande numero di alunni che è stato raggiunto dalla didattica a distanza:
in quel numero però Gennaro, Fabrizia con la sua mamma, Giovanni…mancavano!
Parliamo poi degli strumenti necessari per interagire con i docenti. Quante famiglie hanno un pc o un tablet?
Hanno il cellulare, è vero, ma quanto può essere fruibile questo strumento da un bambino della scuola primaria
senza l’aiuto di un adulto?
Tutti ormai hanno la bocca piena di parole come download, upload, allegato, bacheca e dati condivisi, ma questo
necessariamente richiede l’assistenza di un adulto.
E dimentichiamo che molti adulti da casa stanno lavorando e devono barcamenarsi tra l’audiolettura di un figlio alla
primaria, la videolezione di inglese del figlio alle medie su Zoom e quella di latino del maggiore su Skype.
Quanti pc, tablet, cellulari occorrono?
Ancora una volta ad essere penalizzate saranno le famiglie più svantaggiate dal punto di vista socioeconomico.
Si parlava poi di valutazione. Come si potrebbe mai dare un voto in una simile situazione?
Valutiamo il numero di ore di connessione? O la velocità con cui si scaricano e si caricano i compiti? Sul documento
di valutazione di Gennaro, Fabrizia, Giovanni scriveremo allora che l’alunno si è mostrato poco partecipe
collegandosi raramente alla classe virtuale ed interagendo in modo saltuario con i docenti e con i pari.
Questa emergenza sta semplicemente dimostrando che la tanto vituperata classe docente ha contato, conta e conterà
sempre e soltanto sulla propria voglia di “fare la scuola” attraverso il rapporto umano che nessun software potrà mai
sostituire.
L’unica cosa sulla quale possiamo essere d’accordo è che quest’anno ormai è andato e segnerà per sempre la scuola
oltre che le vite di tutti, ma deve servirci per fare una profonda e accurata revisione del sistema educativo, che di
inclusivo ha poco o nulla”.