La lettera di una maestra. Cara ministra, io non ho nulla da valutare!

Cara ministra,

io non ho nulla da valutare, semmai ho tanto da recuperare a Settembre e non c’era nemmeno bisogno che lei lo

puntualizzasse. Io se vuole le posso valutare il mio stato d’animo e il mio stato di salute.

Comincio col dirle che ho perso dei gradi di vista, poi le saprò dire quanti di preciso. Ed è stato il male minore.

Ho perso la serenità e non solo perché un maledetto virus ci ha rubato il sole, l’ acqua e il cielo azzurro ma perché

dietro ad un computer per i miei bambini ho potuto fare poco. E mi scusi se non ne capivo nulla di weschool, zoom e

piattaforme di vario genere. Mi scusi se sapevo solo insegnare in una classe fisica.

Quello che ho potuto imparare durante i corsi online messi subito a disposizione dalla mia scuola gratuitamente e

quello che ho imparato attraverso i video tutorial mi fanno essere un po’ più esperta in tecnologia ma non mi hanno

dato le mani per accarezzare i bambini quando dall’ altra parte dello schermo li ho visti piangere, né mi hanno dato l’odore della loro felicità quando con gli occhi mi hanno detto ” Maestra, ho capito” perché in videoconferenza ci vediamo ma non ci sentiamo, ci sentiamo ma non ci vediamo e quando ci vediamo e ci sentiamo abbiamo così tante cose da dirci che il tempo della didattica è davvero molto riduttivo. Sì vero, ci sono le aule virtuali e i compiti da assegnare.

I genitori hanno provveduto, come meglio hanno potuto, hanno sistemato i loro piccoli davanti lo schermo, li hanno aiutati a fare i compiti, hanno raccolto sudore, fatiche e tristezze ma non hanno potuto farli uscire, si ricorda? Io resto a casa. E sono rimasti a casa.

Lei lo sa cosa significa per un bambino rimanere chiuso a casa, senza amici, compagni, nonni, zie e senza giocare? Un bambino che non può giocare è un bambino con le ali tagliate e non può volare. Sappia, signora ministra, che al bambino non gliene frega nulla dei compitini.

Altrimenti non sarebbe bambino. E io che dovrei fare? Andarlo a valutare? Su cosa, mi faccia capire. Su come abbia fatto a resistere? Su come continui a dirmi “Maestra mi manchi?” Oppure lo devo valutare su un programma che non ho potuto finire. Su cosa lo devo valutare. Io non valuto nulla.

Ho fatto quel che ho potuto. I genitori hanno fatto quello che hanno potuto. Tutti abbiamo fatto quello che abbiamo potuto. I bambini hanno fatto di più “hanno sopportato”. Andiamo avanti ora. Arriviamo a Settembre e speriamo che veramente tutto finisca.

La scuola, signora ministra, per chi la vive in prima persona è vita.

La vita non la mette dentro una scatoletta di un PC.

Rosanna Badalamenti

(una maestra, che insegna in una classe seconda, che non ha capito cosa deve andare a valutare).

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