
La scuola che non c’è!
La scuola c’è nel dibattito pubblico, ma non c’è nella cultura politica e civica di questo Paese. Picconata su tutti i
fronti e con varie modalità, a partire dalla denigrazione costante della figura del docente, la scuola pubblica è
trasfigurata nell’immaginario collettivo ormai.
E questo lo dobbiamo sì ai tagli della destra Gelminiana ma soprattutto alla decadenza funzionale a cui l’ha destinata
la sinistra con l’autonomia scolastica a cui ha dato nel tempo un taglio privatistico e aziendalistico.
La scuola viene chiusa impunemente grazie a quelle istituzioni (Regioni, Comuni, Ministero della Salute e dei
Trasporti) che avrebbero dovuto garantirne il funzionamento in presenza, che hanno completamente ignorato il
Piano Scuola, nella rassegnazione delle famiglie, nella noncuranza di una società ormai orientata solo dalle scelte del
mercato.
Chiudere le scuole era la cosa più sbagliata e inutile da fare ma sfortunatamente anche la più facile.
Lo dimostra il fatto che a oltre un mese dalla chiusura di tutte le scuole da parte del governatore De Luca, la
Campania da zona gialla viene dichiarata zona rossa.
Facile perché basta dire ai genitori che comunque c’è la didattica a distanza in modalità sincrona e asincrona e loro
sono tranquilli (anzi chiedono pure di ridurre al minimo le ore di attività sincrona!), ai docenti che è per la loro
sicurezza, agli studenti che alla loro formazione ci penserà la Provvidenza e non loro prima o poi..
Chiudere le attività produttive avrebbe comportato la necessità di prevedere dei ristori, gli anni di formazione seria
persi non sono ristorabili.
Un’intera generazione rischia un futuro negato che nessuno risarcirà e a nessuno sembra importare.
Il silenzio in cui tutto ciò sta avvenendo è spettrale e getta una luce sinistra sulla mancanza di cultura costituzionale,
sulla mancanza totale di visione di tutti gli attori di questo tragico spettacolo.
La scuola a settembre ha riaperto nel deserto istituzionale, in cui la cultura produttivistica ormai dominante l’ha
relegata.
La riapertura della didattica in presenza annunciata da Repubblica, senza l’avallo del Ministero, per dopo le feste
natalizie come cosa normale ne è un tragico esempio.
Rispetto a questo clima di assuefazione alla costruita “causa forza maggiore” frutto in realtà di improvvide scelte, è
necessario che vi sia uno scatto di reni!
Ecco perché ho intenzione di depositare in settimana un atto di sindacato ispettivo che chieda espressamente quali
misure si intendano concertare per la riapertura di tutte scuole di ogni ordine e grado, perché il problema non è il
Ministero dell’Istruzione bensì il deserto istituzionale nazionale e territoriale in cui è stato costretto ad operare.
Ho altresì presentato un emendamento al Decreto Legge Ristori per l’istituzione di un fondo per contrastare il #gap
formativo attraverso interventi di didattica in presenza destinati agli studenti di ogni ordine e grado di scuola.