La Scuola deve essere salvata da chi la vive. Basta con sciacalli politici e finti rappresentanti dei lavoratori

Il 29 dicembre,  si è tenuto a Roma un incontro decisivo che porterà alla nascita di un nuovo gruppo d’azione che

si prefigge lo scopo di rappresentare, presso le sedi istituzionali e politiche, i lavoratori della scuola rimasti esclusi

da tutti i tavoli decisionali degli ultimi anni.

L’urgenza di dare vita ad un nuovo gruppo agguerrito e propositivo sui temi della scuola è divenuta pressante ed

indispensabile soprattutto in relazione alla “Legge di bilancio 2021” che non solo non modificherà nulla rispetto

alle attuali condizioni di lavoro del mondo scolastico, ma vede rinnovarsi la prassi, ormai consolidata, di fare della

scuola solo un terreno di propaganda politica, visti gli emendamenti e le proposte di facciata che, anche da parte

di chi li ha proposti, rivelano che da troppo tempo manca un interlocutore politico e sindacale credibile ed

affidabile.

Ne sono un esempio le proposte di modifica della norma del blocco quinquennale e l’emendamento sulle classi

pollaio, due delle tante cose cadute nel vuoto assoluto di un progetto che sta proseguendo nella scia che ha

stravolto le figure professionali della scuola pubblica e, di conseguenza, il sistema scolastico stesso.

Avendo constatato che le questioni, sia di buon senso che di diritto, sono accolte dalle forze politiche di

minoranza per racimolare consenso, per poi proseguire in base a logiche aziendalistiche distanti anni luce dal

volto costituzionale della scuola pubblica, si è deciso di intraprendere un nuovo percorso volto a determinare una

radicale inversione di tendenza e rendere nuovamente possibile il diretto coinvolgimento dei lavoratori della

scuola che non si sentono più rappresentati nelle sedi istituzionali e politiche.

Con il nuovo anno ci aspettano diverse problematiche da affrontare con risolutezza, prima tra tutte l’urgenza di abolire il blocco quinquennale imposto ai neoassunti: una inutile forma di vessazione professionale che, in epoca di crisi economica, costituisce un vero affronto alla professione docente, dopo anni di precariato e di sfruttamento.

Chiunque abbia reali conoscenze del settore scolastico sa bene, infatti, quanto inutile e devastante sia, per chi lo subisce, un blocco della mobilità che, per di più, non garantisce alcuna continuità didattica, come invece si continua a millantare.

Inoltre, è alquanto illogica l’immotivata determinazione di legare all’anno di assunzione il vincolo stesso, cosa questa che ha già generato gravi disparità tra docenti assunti dalle medesime graduatorie, contribuendo anche a dividere la categoria.

Le forze politiche dell’attuale maggioranza stanno procedendo nella direzione di scoraggiare gli aspiranti docenti ad assumere incarichi a tempo indeterminato, generando una nuova ondata di precariato e contribuendo a definire un’immagine sociale dei docenti già fortemente colpita nell’ultimo decennio.

L’attuale pandemia ha contribuito a nascondere “sotto il tappeto” alcune delle più gravi problematiche che attanagliano la scuola e il corpo docente.

I partiti, nessuno escluso, hanno colto la palla al balzo per “decidere di non decidere”: e cioè proporre azioni meramente contingenti che lasceranno la scuola e le categorie che la vivono concretamente, esattamente come prima -se non peggio- con mansioni non contrattualizzate, con docenti immobilizzati, con classi sovraffollate in attesa che gli effetti della denatalità risolva il problema.

Va riaperto urgentemente un dibattito complessivo e va smascherato il gioco delle parti, al fine di riequilibrare il sistema a partire dallo smantellamento del blocco quinquennale, altamente lesivo nei confronti dei docenti che in modo ricattatorio hanno dovuto accettarlo all’atto della stipula dell’agognato, e per tanti anni inseguito con sacrificio, contratto a tempo indeterminato.

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