
Pubblichiamo le riflessioni pervenute da una insegnante alle prese con la sospensione delle attività didattiche in presenza:
Sono, ormai, lontani i tempi in cui ogni docente aveva un orario di servizio al quale doveva aggiungere tutte le ore di
lavoro sommerso (correzione compiti, progettazioni UDA, UD, verifiche personalizzate etc…) e scartoffie varie.
Acqua passata! Ai tempi del Coronavirus l’insegnante si è trasformato in una sorta di call-center h24. Sempre
reperibile, sempre in servizio, sempre connesso a piattaforme, registro elettronico e chat varie. Oramai non esistono
più i giorni della settimana; dimenticati i sabati e le domeniche si vive in un perenne lunedì di intenso lavoro. E guai
a cercare di trovare, almeno la sera, un po’ di pace provando a leggere quel libro dimenticato sotto una pila di guide
didattiche: i vari gruppi tra colleghi, genitori e colleghi-genitori iniziano a “braccarti” con l’invio dell’ultimo post
satirico, della preghiera del giorno, del tutorial su come caricare nel registro elettronico le attività da mandare agli
alunni, del video del cagnolino che starnutisce… E risultano inutili le varie suppliche che invitano ad usare in questo
momento i social solo per la diffusione di informazioni e notizie importanti. Per non parlare, poi, di quei docenti – e
sono tanti – che sono cortesemente invitati dai loro Dirigenti a trascorrere il vecchio, caro, orario di servizio collegati
al registro elettronico andando a convertire quelle ore di presenza in classe, fatte di relazioni, voci, gesti,
incoraggiamenti e sorrisi, in ore digitali durante le quali le mani corrono veloci sulla testiera del computer per
cercare di assolvere nel migliore dei modi al proprio dovere. È oramai impossibile bloccare l’onda tecnologica che ci
travolge, che ci costringe ad essere sempre online.
A tutto questo bisogna aggiungere la necessità di trasformare il proprio lavoro rendendolo virtuale, e così ci
improvvisiamo youtuber cercando di realizzare prodotti adeguati ai nostri ragazzi. Cominciamo a fare registrazioni
vocali, tutorial, video che necessariamente dobbiamo ripetere più volte prima che esca fuori un prodotto
soddisfacente. E allora la sera, dopo aver letto l’ultimo messaggio sul gruppo della scuola, aver scaricato l’ultima app
didattica, aver fatto la registrazione all’ennesimo gruppo per la condivisione di materiale e dopo aver discusso con il
collega l’ultima idea su come realizzare un’attività per quel particolare alunno, finalmente cerchiamo di riposarci.
Aspettando che arrivi il giorno nel quale la sveglia ci butti giù dal letto imponendoci di sbrigarci, perché al suono
della campanella dobbiamo essere già a scuola pronti ad iniziare la cara, vecchia e insostituibile “didattica in
presenza”.
Una Insegnante