
Napoli, 24 ottobre 2024 – La FederIstruzione esprime la propria ferma opposizione ai tagli previsti dalla recente legge di bilancio, che ridurranno drasticamente il numero di docenti e personale ATA nelle scuole italiane a partire dall’anno scolastico 2025/2026.
Antonio Scarpellino, Segretario Generale della FederIstruzione, dichiara: “Questi tagli rappresentano un duro colpo per il sistema educativo italiano. Ridurre il numero di docenti di 5.660 unità e il personale ausiliario di 2.174 unità in un momento in cui la scuola ha bisogno di più risorse è una scelta miope e dannosa. Il governo deve rivedere queste decisioni e investire seriamente nell’istruzione per garantire un futuro migliore ai nostri studenti.”
La FederIstruzione sottolinea che tali riduzioni avranno un impatto negativo sulla qualità dell’istruzione e sulla sicurezza degli alunni. Le scuole già affrontano sfide significative, tra cui classi sovraffollate e carenze di personale amministrativo. Questi tagli non faranno altro che aggravare ulteriormente la situazione.
“Durante la pandemia, il personale scolastico era aumentato di 80.000 unità per far fronte alle esigenze straordinarie. Ora, non solo non vengono prorogati i contratti scaduti, ma si dispone un ulteriore taglio dell’organico. Questo è inaccettabile,” continua Scarpellino.
Scarpellino aggiunge inoltre: “Sarebbe molto più sensato tagliare gli innumerevoli progetti e progettini che spesso non portano a risultati concreti, e utilizzare quelle risorse per aumentare le assunzioni e stabilizzare le migliaia di precari che ogni anno reggono il sistema scolastico italiano. Attualmente, ci sono circa 914.839 docenti precari e 265.212 precari ATA, per un totale di 1.180.351 precari nel personale docente e nel personale ATA delle scuole. Investire in personale stabile e qualificato è fondamentale per garantire continuità e qualità nell’istruzione.”
La FederIstruzione chiede al governo di riconsiderare queste misure e di avviare un dialogo costruttivo con le organizzazioni sindacali per trovare soluzioni alternative che non penalizzino il settore dell’istruzione. “Investire nella scuola significa investire nel futuro del nostro Paese. Non possiamo permetterci di fare passi indietro,” conclude Scarpellino.