Continuano le polemiche sulla “sanatoria” per i DM. riportiamo la nota pervenuta dallo storico oppositore Libero Tassella.
“Se avessero voluto dare un minimo di serietà al concorso riservato per DM e Sfp che è stato previsto dall’emendamento all’art.4 del decreto Dignità, nell’interesse della Scuola, a garanzia di bambini e bambine e delle loro famiglie e degli stessi insegnanti DM e Sft, il requisito di ammissione sarebbe dovuto essere almeno di tre anni di servizio.
Ma soprattutto la prova del concorso sarebbe dovuta consistere in uno scritto e in uno orale e il concorso sarebbe dovuto essere selettivo, ora vediamo che i politici assicurano che il concorso sarà non selettivo.
Che senso ha un concorso non selettivo? Uno ossimoro, una certificazione burocratica, uno sperperare inutilmente soldi pubblici, una farsa! Non si reclutano gli insegnanti con le sanatorie, questo lo si fa solo nel nostro povero Pese, dove una politica tanto sconclusionata quanto cialtrona ha delegato il reclutamento ai ricorsi e ai tribunali per poi interviene ex post a sanare e a(con)donare.
Se lo si fa, allora non rompeteci più l’anima con la nozione di merito a ogni rinnovo di contratto di lavoro. Se lo Stato recluta senza merito perché dopo il ruolo ce lo richiede? Ora il concorso si riduce in sintesi ad una domanda di partecipazione in una regione ed a una comparsata orale con commissari che già sanno a priori che devono promuovere tutti, belli e brutti chi sa e chi non sa o peggio chi non sa neppure di di non sapere ed è un ciuccio e un presuntuoso insieme. Si riempiono la bocca di merito e poi fanno sanatorie a go go che non si vedevano dalla prima Repubblica.
Temono di perdere voti e si sono fatti spaventare da chi grida più forte nelle piazze e li minaccia, li tampina e li ricatta. Questa sarebbe la terza Repubblica? Ora come allora i politici guardano una sola cosa, il consenso, i sondaggi il voto e le prossime elezioni. Chi guarda i problemi e ha il coraggio di affrontarli a viso aperto con coraggio e in un’ottica nuova allora può dirsi politico al servizio del bene comune e non dell’utile di un gruppo di interesse.
Chi invece guarda ai voti e ai sondaggi o pensa già alla prossima elezione del 2019, non è un politico è un mestierante della politica, un politicante.”