Il voto di domenica ha mostrato, tra le altre cose, che il credito accordato dal mondo della scuola ai Cinquestelle si è esaurito, a causa di una serie di scelte sbagliate e di errori clamorosi, primo fra tutti quello di aver abbandonato l’ambito dell’Istruzione nelle mani della Lega – dopo aver ricevuto la fiducia speranzosa di buona parte degli insegnanti – , con una serie di conseguenze gravi come l’impossibilità di rispettare gli impegni presi in campagna elettorale, la marginalizzazione e la riduzione della questione educativa a un “fare” senza senso o a interventi di facciata inutili o sbagliati (l’improvvisata riforma dell’esame di Stato) e la mancanza ancora una volta, a capo del MIUR, di intellettuali che abbiano lo spessore, la passione e la tensione ideale indispensabili a restituire alla scuola prestigio, senso e autorevolezza.
Se il Movimento volesse recuperare un rapporto con la classe docente, dovrebbe ora far valere la sua forza parlamentare per imporre il reale smantellamento della legge 107 (come promesso prima delle elezioni), individuare modalità di reclutamento dei nuovi insegnanti giuste e culturalmente motivate – nell’ottica di una vera valorizzazione del nostro lavoro – e, soprattutto e prima di tutto, impedire in ogni modo una devastante regionalizzazione della Scuola – che decreterebbe nei fatti e per la prima volta nella storia dell’Italia unita la fine di un sistema educativo nazionale – anche a costo di scontentare pesantemente l’alleato di governo, affrontandone se occorre tutte le conseguenze.
Riteniamo che questa sia la strada maestra, l’unica praticabile, per recuperare un rapporto con il mondo della scuola e per tradurre in realtà promesse e buone intenzioni.
Professione Insegnante